Scuola digitale: a quando?


Pian piano in tutte le città d’Italia le scuole riaprono, e su Mondo Informatico vogliamo occuparci di un tema molto attuale e discusso: la digitalizzazione nelle scuole. Si parla di digitalizzazione in tutti i modi: web 2.0, tablet, libri digitali, lavagne digitali ( LIM ), aule informatiche, ma oltre le chiacchiere, in realtà ben poco è stato fatto. I ministri che si sono succeduti in questi ultimi anni sono d’accordo che la digitalizzazione è un ottimo metodo per la crescita e lo sviluppo, ma ci sono tantissimi ostacoli da scavalcare. La proposta di rinnovare la scuola partì da Maria Stella Gelmini nel 2008, ma nulla di fatto, poi di nuovo il ministro Profumo prometteva con un tono incoraggiante il rinnovamento della scuola, ma ancora non era il momento per 
Maria Chiara Carrozza, PD,
Ministro dell'Istruzione dal 28 Aprile 2013
procedere alla digitalizzazione, e adesso con Maria Chiara Carrozza il tema si ripresenta, e Carrozza ancora una volta promette la digitalizzazione, ma a partire dal 2015. Per il ministro le scuole italiane non sono tutte allo stesso livello tecnologico, e i problemi sono principalmente due: il Wi-Fi, che permette la connessione a internet, non è presente in tutte le scuole, ma soprattutto le case editrici, i cui commerci non vanno danneggiati, perché in seguito all’adozione dei libri digitali potrebbero subire una drastica perdita economica. Grazie però alla normativa sull’autonomia scolastica i singoli istituti sono liberi di digitalizzarsi da soli, tuttavia la realtà digitale appartiene a pochi istituti, mentre nella maggior parte delle scuole classi sì, c’è un minimo di tecnologia, come le aule informatiche, tecnologia che però non viene sfruttata al massimo delle sue possibilità e in modo intelligente. I media discutono tanto sull’adozione dei tablet e lo presentano come un oggetto che manca nelle nostre classi; invece ci dovremmo rendere conto che i tablet non sono un problema, sono l’ultima cosa a cui pensare,  semplice mezzo per lo studio, che una scuola può possedere con facilità.  Noi italiani non dobbiamo quindi farci distrarre dalla realtà dal finto problema dei tablet, e preoccuparci di più su come porre le basi della scuola italiana digitalizzata, e in questo contesto è indispensabile il ruolo di una figura di primaria importanza: l’insegnante. L’insegnante è infatti il vero pioniere della digitalizzazione, ed è dalla volontà  e dall’intraprendenza di questa figura che deve partire l’innovazione in Italia; insegnanti che però, senza l’incoraggiamento di un programma ministeriale sulla digitalizzazione, rimangono ancora legati ai vecchi e ripetitivi sistemi di insegnamento. Una persona nata 50 anni fa, adesso, nel 2013, si renderà conto che il Paese è totalmente cambiato, modernizzato e globalizzato,  ma se entrasse in una scuola la troverebbe sempre la stessa, perché sostanzialmente il metodo di fare lezione in 50 anni non è cambiato per nulla. Allora facciamo chiarezza sulle parole del ministro Carrozza. Il ministro ha affermato che la maggior parte delle scuole dovrebbe avere il Wi-Fi, ed è giusto, perché permetterebbe di connettersi in un istituto in modo veloce, tuttavia il Wi-Fi non è un problema così rilevante, perché si tratta semplicemente di montare un’antenna e di pagare un’onesto abbonamento mensile, ma pure se non ci fosse il Wi-Fi in una scuola, ciò non impedisce l’uso di strumenti digitali, basta pensare a quanti ragazzi utilizzano lo smartphone a scuola con la comune connessione 3G.

La questione più difficile da risolvere è invece quella degli editori. Le case di libri fanno un affare ogni anno di 900 milioni di euro. Adottare i libri digitali, nonostante in futuro ci possa essere qualche casa editoriale importante che li fornisca, significa comunque danneggiare un intero sistema commerciale, compresi i piccoli rivenditori locali. Tuttavia non si può fermare il progresso tecnologico nelle scuole per il commercio dei libri, e con molta cautela e progressivamente, bisogna comunque, istituto per istituto, digitalizzarsi, evitando il meno possibile di danneggiare i piccoli e i grandi editori. Inoltre un'altro pregio del libro digitale, oltre i tanti contenuti a disposizioni, è il prezzo pagato da una famiglia per usufruire dei suoi contenuti, che è di 35-40 euro, contro 300-400 euro per una lista di libri scolastici cartacei.  Il frutto di questo articolo è che la digitalizzazione è possibile in tanti modi, ma a fare la differenza non saranno gli oggetti tecnologici, ma le persone, i docenti che li “ manovrano“ in modo intelligente per l’apprendimento di una classe.  Purtroppo i docenti che ci sono oggi sono ancora molto diffidenti verso le tecnologie e ancora legati a sistemi di insegnamento poco intuitivi, e potrà servire solo un programma di digitalizzazione del Ministero o dei corsi di apprendimento nel loro istituto per farli avvicinare verso nuove mentalità, se non un cambio generazionale. I vantaggi di avere una classe digitalizzata e funzionale sono enormi: gli studenti capiranno in modo molto più intuitivo la lezione grazie alla quantità e qualità delle informazioni  di internet, appositamente selezionate dal docente, e gli argomenti si integreranno tra di loro con una semplice ricerca, per un approfondimento o per discutere di un tema correlato; poi gli studenti saranno più interessati e concentrati sulla lezione. Il cartaceo non va però abbandonato, bisogna certo dare importanza agli strumenti digitali che sono mezzi utili anche per il lavoro futuro, ma la carta ha pur sempre una funzione insostituibile, perché versatile in tutte le situazioni. In questo caso bisogna citare il fatto che l’Italia ha gli studenti tra i più carenti in matematica del mondo, e molti docenti accusano un massiccio uso delle calcolatrici. Magari in questo caso fare i conti senza affidarsi alla calcolatrice  potrebbe rendere la mente leggermente più duttile, ma sinceramente l’uso o non uso della calcolatrice fa veramente poca differenza nella mente dell’alunno rispetto alla risoluzione di un calcolo o di un quesito, figuriamoci se parliamo di statistiche globali; quindi la causa di queste carenze può essere individuata nella minore efficienza del sistema istruttivo italiano rispetto a quello delle altre nazioni. Gli istituti in attesa di una spinta dal ministero potrebbero già prendere confidenza con la digitalizzazione,  partecipando a progetti per la creazione di portali. Le scuole diano quindi il benvenuto a smartphone, tablet, ebook e quant’altro, dimentichino i vecchi sistemi di insegnamento “analogici” e si prodighino invece di educare gli alunni alla società digitale del futuro, per farli diventare cittadini 2.0.

                                      

                                                         
                           




 

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